Chi non li ha mai visti sfrecciare rigorosamente sui marciapiedi o sulle piste ciclabili, parcheggiati raramente in maniera ortodossa o affastellati nelle aree un tempo libere di una qualunque piazza del centro? Sono i monopattini elettrici, una moda esplosa durante il lockdown e cresciuta proprio perché in molti preferiscono viaggiare su un mezzo proprio o in condivisione (a pagamento) piuttosto che tra la folla di autobus e metropolitane. Non sono soli, i monopattini. In questi due anni di pandemia si è consolidato l’uso delle biciclette, anche elettriche, e quello degli scooter elettrici grazie ai servizi di sharing (sul fronte delle vendite invece il bilancio è negativo).
Tutto questo risponde al nome di micromobilità ed è una tendenza in decisa ascesa, non solo da noi, come certificano i dati dell’Osservatorio Nazionale sulla Sharing Mobility (le iscrizioni ai servizi di mobilità condivisa in Italia hanno raggiunto quota 5,6 milioni, con 158 servizi di sharing attivi in 49 città, il triplo rispetto al 2015; quasi 90mila i veicoli in condivisione tra auto, scooter, bici e monopattini), ma in tutto il mondo alle prese con i rischi della variante Omicron.
La maggioranza dei viaggi in micromobilità (11%) avviene nel tempo libero e un altro 11% rappresenta trasferimenti di lavoro. La strada, però, sembra segnata. Secondo il McKinsey Center for Future Mobility, che ha interpellato 6mila persone tra Cina, Francia, Germania, Italia, Regno Unito e Stati Uniti nel luglio 2021, quasi il 70% degli intervistati è disposto a utilizzare veicoli di micromobilità per i propri spostamenti. Gli italiani sembrerebbero ancora più avanti: 81%. Ma la cifra più clamorosa è che secondo stime McKinsey entro il 2030 la spesa per micromobilità sarà compresa fra i 300 e 500 miliardi di dollari, soprattutto grazie ai Paesi emergenti.
«Sono tre gli ostacoli alla diffusione della micromobilità - commenta Michele Bertoncello, partner McKinsey - un tasso di incidentalità ancora alto (il recente decreto Infrastrutture ha rinviato sia l’obbligo di assicurazione RC che del casco, ndr), il clima e una maggiore educazione dei cittadini all’uso di forme di trasporto che riducono congestione e inquinamento». Un altro tema è assicurare la piena integrazione del trasporto pubblico. «I consumatori - chiude Bertoncello - cercano un'esperienza di mobilità priva di stress, prevedibile e affidabile. Se non sono in grado di sapere per certo se troveranno una e-bike o un monopattino quando arrivano in una stazione dei bus o della metropolitana diventano più scettici sulla possibilità di utilizzare la micromobilità per motivi professionali. Perché non sono disposti a rischiare di arrivare in ritardo».